I quattro britannici capitanati da Nasser Bouzida lasciano il segno e ci ricordano che non c’è bisogno di essere troppo sofisticati per avere una personalità forte e decisa. Basta avere un po’ di pazzia e la giusta miscela di ritmo e stile.

Ubriaco da tempo di concerti e set con megasuoni ultrasonici e attrezzature al limite della fantascienza, avevo dimenticato l’effimero piacere della musica viva e suonata. E così in un tiepido sabato sera l’assoluta devozione alla bassa fedeltà e il suono grezzo e sporco dei Big Boss Man mi ha riportato coi piedi per terra.
Un gruppo con una formazione classica (facile facile: batteria, basso, chitarra e organo hammond) che è riuscito ad infuocare persino la consumata aria emiliana ed ha risvegliato il sorriso, il divertimento e la voglia di muoversi. Energici e sudati, armati di camicie a righe e svarioni acidissimi hanno centrifugato soul, funk e psichedelia all’ennesima velocità: le percussioni riportano a galla un disco come Bongo Rock e lo condiscono con chitarre fuzz ed un organo incendiario che muove tutto il Vibra di Modena senza far rimpiangere l’assenza di una sezione fiati.
Ci vogliono più friselle
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