
È stato il mio primo concerto di Neil Young, e più che tale lo descriverei come un vero e proprio un battesimo.
Per questo tour “Rebel Content Tour” il rocker canadese, ha scelto una band di ragazzi giovani : i Promise Of The Real.
Con loro è entrato in studio e ha composto il suo ultimo album, The Monsanto Years, e in qualche modo ha ripreso quello che aveva creato e ormai abbandonato da tempo, con i Crazy Horsee, e direi che la formula è risultata vincente.
Iniziamo dalle soprese a 70 anni Mr Young suona quasi 160 minuti e dimostra a tutti che il vero “giovane” sul palco è proprio lui.
Una carica, una grinta e soprattutto una voglia matta di suonare e sudare, di passare dal folk al rock con una naturalezza straordinaria, tenendo il pubblico sempre in tensione.
Lo show si svolge al Market Sound, nella più classica delle serate estive milanesi zanzare, afa ma con un leggero venticello che allieta i circa 5000 presenti e che in qualche modo aiuta anche gli artisti sul palco.
Passiamo alla scaletta, i pezzi scelti, sono tutti, mirati sin dall’inizio alle emozioni per entrarti dritti nell’anima e nel cuore. Il concerto inizia con un solitario Mr Young seduto al piano con la sua armonica, un momento toccante e intimo che lascia trapelare la sensibilità dell’artista canadese.
Apre il concerto con una versione di After the Gold Rush da brividi, a seguire una struggente Heart of Gold per poi passare dalla chitarra acustica, e The Needle and the Damage Done all’organo.
Pochi fronzoli sul palco, entra la band ed esplode il suono elettrico e psichedelico delle tre chitarre intrise di feedback generato dagli ampli.
Dopo una versione che definirei inutile di “Nel blu dipinto di blu” cantata da Lukas Nelson, la nuova sorpresa è la comparsa sul palco del padre di due dei componenti della band: il grande Willie Nelson, che accompagna Young and Co. per due brani Are There Any More Real Cowboys? E, On the Road Again ( cover dello stesso Nelson).
Degna di nota sicuramente una versione cruda di Cowgirl In The Sand che viene sparata diretta allo stomaco. Quasi 20 minuti, con Young che coinvolge e attira come una calamita la band duellando a suon di assoli con Lukas Nelson. E’ un crescendo di brani intensi, struggenti come Vampire Blues, fino ad arrivare a “Rockin’ in the free world”, cantata in coro da tutto il pubblico, con il più classico dei break chitarra e batteria per poi ricominciare a far urlare a squarciagola tutti, anche lgi addetti alla sicurezza!.
Non finisce qui c’è spazio per il bis con Willie Nelson (Homegrown) con un finale in cui band e mr Young gli saltellano intorno come degli eterni ragazzini in un girotondo.
Neil ha dato dimostrazione che il Rock è vivo e che lui riesce ancora a catturare le anime del suo pubblico. Avrei desiderato ascoltare Hey Hey My My… Ma non si può avere tutto dalla vita!
Long live rock’n’roll.
SETLIST
After the Gold Rush
Heart of Gold
The Needle and the Damage Done
Mother Earth (Natural Anthem)
From Hank to Hendrix
Out on the Weekend
Comes a Time
Old Man
Nel blu dipinto di blu
Are There Any More Real Cowboys? (con Willie Nelson)
On the Road Again (con Willie Nelson)
Winterlong
Alabama
Words (Between the Lines of Age)
Powderfinger
Cowgirl in the Sand
Mansion on the Hill
Love to Burn
Western Hero
Vampire Blues
After the Garden
Revolution Blues
Seed Justice
Rockin’ in the Free World
BIS
Homegrown (con Willie Nelson)
Raffaello Dell’Anna