Siamo stati al Covo Club di Bologna a fotografare e a sentire Carla Dal Forno, per gli amici di Kalporz.
Recentemente si sta parlando molto di questa ragazza, per la prima volta in tour in Italia come solista. Il suo nome è italiano, ma lei è australiana e vive a Berlino. Il suo primo e unico album (You don’t know what it’s like) ha avuto un buon successo, alcuni lo collocano nella top 20 del 2016. Lei ha un bel modo di fare e una eleganza naturale, non parla volentieri e dà l’impressione di trovarsi, lì al Covo, in una situazione più importante di lei. Sostiene di essere dispiaciuta del fatto che ha all’attivo un numero di brani esiguo, vorrebbe suonare di più ma il suo repertorio in effetti le consente di reggere un live solo per 40 minuti. Propone musicalità elettroniche cupe e minimali, la voce è calda e non mi pare particolarmente estesa né potente, ma riesce a condire tutti gli elementi in modo tale da rendere il prodotto finale originale, personale ed efficace. Apprendo da una delle interviste che ha rilasciato in Italia che il producer che la supporta nel tour con l’elettronica (lei canta e suona il basso) è un ragazzo con cui ha appena iniziato a lavorare e sono sorpreso, perché sul palco sembravano una coppia già artisticamente ben rodata.
Spesso accade che un prodotto musicale sia l’insieme di ciò che ascoltiamo e dell’immagine che l’artista propone di sé. In Carla Dal Forno questo mix é particolarmente efficace: vi è un forte contrasto fra la sua immagine chiara e il buio che propone nei suoi suoni. È un prodotto musicale in bianco e nero.
Qualche nota tecnica sulle foto: il Covo non ha certo le migliori luci di Bologna, per usare un eufemismo. Luci rosse puntate sul pubblico e fari blu sugli artisti, in un set di luci che resta invariato nel corso dell’intero show. Niente fumo, niente strobo, niente effetti di alcun tipo, tutto assolutamente statico. Il massimo per una buona resa in bianco e nero! La luce era comunque poca, gli scatti sono stati eseguiti con sensibilità da 8000 a 12800 ISO.